Abbiamo inserito oggi, 14/01/2011.

Alessi a Pizza: Hai fatto più danni tu che tantentopoli > Colonna al centro.

Parola del Direttore: La svolta D.C. (?) > Colonna a sinistra, a metà circa.

Per chi vuole collaborare: dc.italia@alice.it


venerdì 31 dicembre 2010

Ricorsi e verità.



Dichiarato inammissibile il ricorso  in merito alla contestata titolarità del simbolo dello scudo crociato con la scritta Libertas. Pizza verso le dimissioni ?


Rigettando sia la domanda proposta dalla DC che quelle proposte dal Cdu, Udc e Ppi, la Cassazione ha finalmente permesso il passaggio in giudicato (e cioè non più appellabile) della pronuncia emessa dalla Corte di Appello di Roma in data 23 Marzo 2009 che in buona sostanza ha impedito l’uso esclusivo del simbolo a tutti i contendenti. Pizza dovrà prenderne atto in relazione alle sue reiterate  dichiarazioni di pronte dimissioni in caso di rigetto del ricorso in Cassazione.

Era nell’aria. Ma adesso è arrivata la conferma. Ci pensa La Repubblica del 31 dicembre 2010 a diffondere i dettagli, titolando come usano gli avvoltoi: “La Cassazione ha vietato l’uso del Simbolo (Lo Scudo Crociato) e del nome (La Dc) al Partito della Democrazia Cristiana rappresentato da Giuseppe Pizza.”.
La notizia però è tutto tranne che una notizia. Non solo perché inesatta. Ma anche e soprattutto perché la sentenza della Corte di Cassazione, proprio perchè rigetta le domande di tutti i contendenti,  non viene a mutare il quadro nel quale si sono svolte le relazioni tra questi, dal marzo 2009 ad oggi, in conseguenza della sentenza della Corte di appello di Roma n. 1359/09.
Vale la pena ricordare il passaggio chiave della decisione della Corte di appello, a pag. 31: “omissis… dalla conclusione ora adottata non discende, in via automatica, la legittimazione all’utilizzo del nome e del simbolo da parte del soggetto giuridico attualmente in giudizio come partito politico della Democrazia Cristiana facente capo a Giuseppe Pizza. Né, per le ragioni che saranno esposte poco oltre, per la legittimazione all’utilizzazione del simbolo da parte del Cdu.” Con particolare riferimento all’azione proposta dall’UDC, la richiamata sentenza è ancora più chiara, a pag. 37:-  “omissis…non potendo ritenersi che in forza degli accordi del 24 giugno 1995, e del 14 luglio 1995, sia legittimamente derivata al Cdu l’utilizzazione del  simbolo dello Scudo Crociato con la scritta Libertas per le ragioni esposte ai punti che precedono non può accogliersi la domanda dell’Udc che ha richiesto la condanna al risarcimento dei danni della controparte per illegittimo uso del proprio simbolo che afferma di aver adottato perché destinato a rappresentare una formazione politica nascente dall’accordo di tre associazioni e in cui lo Scudo Crociato è stato riportato in forza della partecipazione del Cdu agli accordi del 24 giugno 1995 e del 14 luglio 1995.”
La notizia invero sta nel passaggio in giudicato della dichiarazione della Corte di appello circa la inesistenza di alcuna continuità tra la D.C. di Pizza e quella abbandonata da Martinazzoli, Bianco e gli altri. Dichiarazione che ha conseguenze giuridiche ben precise.  E’ opportuno in proposito ricordare quanto si legge a pag. 33, cioè che  Peraltro lo stesso Partito politico della Democrazia Cristiana di Pizza ha…prospettato, in realtà, una continuità ideale certamente non coincidente con una continuità associativa giuridicamente rilevante….deve quindi dedursi l’insussistenza di una dimostrata continuità tra la «storica» Democrazia Cristiana, attiva con questa denominazione e con il noto simbolo dello scudo crociato con la scritta «Libertas» fino alla decisione di mutamento della denominazione del 18.01.1994 (non adottata secondo le previsioni statutarie), e il Partito della Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza. Conseguentemente non può ritenersi che l’uso del nome «Democrazia cristiana» e del simbolo con lo scudo crociato derivino da un’affermata continuità che, invece, sulla base degli esposti elementi, non risulta accertata”. La conseguenza sul piano giuridico è abbastanza chiara: se il Partito di Pizza non è la D.C. di Martinazzoli, oggi non può considerarsi nemmeno un Partito, perché non è nemmeno costituito come tale, avendo fatto fin oggi affidamento sull’atto costitutivo di un altro Partito. Conseguenza ampiamente anticipata sul piano organizzativo e politico dalla disastrosa gestione Pizza, che adesso attendiamo alla prova delle dimissioni, mentre un’altra D.C. prende sicura forma giuridica e politica con la regionalizzazione in corso.

mercoledì 29 dicembre 2010

Le alleanze di convenienza...Seconda Parte

Diffusa una lettera del dott. Pino Pizza, sottosegretario alla pubblica istruzione e segretario politico nazionale,  all'on. Alberto Alessi, suo vicario nel partito. Adesso è dibattito.
In attesa di una replica dell'interessato, interviene nel dibattito l'avv. Carmelo Cinnirella, componente dell'Ufficio Politico Nazionale.
Caro Segretario,
Non condivido nulla della Tua lettera “aperta” ad Alberto Alessi. Ti scrivo qui per quali ragioni.
1. Non mi è parso che sia un desiderio dell’on. Alessi sembrare autorevole e credibile, perché normalmente si desidera quel che non si ha. Sto seguendo Alessi passo per passo negli ultimi mesi nelle sue iniziative politiche.  Mi è sembrato che il suo unico desiderio sia quello di trovare uno sbocco all’impegno politico di una nuova generazione di politici che voglia ripartire dai principi sturziani e dalla grande testimonianza di virtù e capacità politica che ci ha lasciato Peppino Alessi.
2. Non ho mai assistito ad alcuna sua sclerotica azione di boicottaggio e ad alcuno volo pindarico. Mentre,  al congresso regionale siciliano che lo ha eletto segretario,  ho visto e sentito personalmente un segretario nazionale che ha tacciato come “quattro cani” Alessi, la mia persona e le oltre 100 persone provenienti da tutta la Sicilia per accoglierlo, danneggiando oggettivamente l’immagine di un partito che ha le sue radici nell’isola  e macchiando  lo stile e la coerenza della sua persona.
3. Non mi è parso che, nella presa di posizione di Alessi all’ultimo Consiglio nazionale, ci sia un invito a mutare alleanza politica, perché le alleanze si fanno primariamente in Parlamento, ove Ti ricordo non abbiamo alcuna rappresentanza e dunque non abbiamo alleanze, mentre il quadro delle alleanze locali è variopinto. Dalla proposta di Alessi di dare vita ad una delegazione che inizi una consultazione a 360 gradi con tutti i partiti vecchi e nuovi, chiunque avrebbe tratto lo spunto per costruire una prospettiva utile ad evitare le trappole che già, in sede regionale e provinciale, hanno umiliato la speranza di molti iscritti di avere una rappresentanza politica.                     
4. Non mi risulta che assumere una posizione diversa da quella del segretario nazionale valga a “screditare l’azione della Segreteria Nazionale e il ruolo del partito”; che debba comportare le dimissioni da una carica  e debba per forza essere seguita dalla costituzione di una minoranza impegnata correttamente a costruire le condizioni per diventare maggioranza. Queste cose lasciale dire a Berlusconi: gli riescono meglio!
5. Non mi è parso che sia Alessi ad arrampicarsi sugli specchi, ma altri che con una certa disinvoltura Ti hanno spinto alle conclusioni affrettate dalle quali è partita la Tua performance epistolare, che preferisco ritenere un Tuo volo nel campo dell’ironia per non ricavare di Te una immagine diversa da quella che coltivo. Credo che Tu sia rimasto l’unico a non esserTi accorto che il Popolo delle Libertà non esiste più. Occorre prenderne atto, come da tempo abbiamo preso atto che il Partito democratico è abortito.
6. Sarebbe il caso che Tu riflettessi più a lungo prima di affermare che “la Democrazia Cristiana, tutta, è impegnata nello snellimento e nell’adeguamento della sua struttura  organizzativa…dando un ruolo nuovo e di maggiore responsabilità alla periferia” e che fossi più cauto nel formulare l’auspicio che questi obiettivi possano essere raggiunti dal Consiglio Nazionale e, attraverso questo, dall’Assemblea degli iscritti. Con evidenza, infatti, Tu non hai dato ancora il giusto peso tanto alla riferitami esigua presenza di consiglieri nazionali all’ultima assise, quanto alla recente costituzione del Coordinamento dei segretari politici della democrazia cristiana di nove regioni, finalizzato a dare certezza giuridica e politica ad una democrazia cristiana che non ha più continuità giuridica e politica con quella del 1992: è la sentenza n. reg. 1305/2009 della Corte di appello di Roma che parla chiaro sotto il profilo giuridico; mentre,  sul versante politico, è emblematica la Tua scelta di non presentare le liste in gran parte del territorio nazionale nelle ultime competizioni locali (in Sicilia: nelle regionali e nelle provinciali).
Mi chiedo e Ti chiedo alcune risposte, infine, caro segretario. 
Possibile che non Ti rendi conto che esternazioni come la lettera aperta ad Alessi ridicolizzano il rapporto, ben più importante di quello con il cavaliere, dei dirigenti democristiani con i cittadini?.
Possibile che non Ti rendi conto che il ruolo di Segretario del quale Ti ha investito l’Assemblea degli iscritti, oltre ad essere dichiarato pubblicamente, va rivestito con l’azione che ad esso è connessa, appunto quella politica?

Fino a quando potrai abusare dell’atteggiamento mite e dialogante che molti democristiani, in particolare quelli  siciliani,  Ti hanno riservato finora?
Cordialmente.
Carmelo Cinnirella