La DC ha perduto non solo la sede, di grandissima valenza simbolica, ma anche l’onore.
Una nota del Vice Segretario Politico Nazionale Vicario sulla situazione drammatica del Partito.
Cari amici
Giorni or sono sono stati posti i sigilli nella sede storica della Democrazia Cristiana di Piazza del Gesù, n° 46, interno 1 ed è stata cambiata la serratura della porta di ingresso dell’appartamento, poiché da anni non è stato pagato il dovuto affitto alla Fondazione Cenci Bolognetti e malgrado tutte le assicurazioni date pubblicamente dall’ex Segretario Amministrativo Armando Lizzi, anche al Presidente del Consiglio Nazionale, Avv. Nasti, oltre che a tutti i componenti della Direzione e del Consiglio Nazionale, che “tutto era a posto”: evidentemente tutto era a posto e niente era in ordine. Lo stesso Segretario Nazionale Pizza ieraticamente aveva proclamato davanti a tutta la Direzione del Partito che “ tutto si poteva perdere, anche l’onore, ma la sede di Piazza del Gesù mai!”, tra gli applausi fragorosi dei Componenti la Direzione Nazionale del Partito, che gli avevano creduto: io ed altri autorevoli storici esponenti di meno. Ma c’è ancor di più: nella ultima assemblea della Direzione Nazionale, dopo che lo scrivente aveva denunziato che nelle casse del partito presso il conto corrente della BNL intestato alla Democrazia Cristiana, vi fosse appena un attivo di 39 euro, il Segretario Nazionale Pizza rispose che tutto ciò era vero perché era stato compilato un assegno di € 168.000,00 intestato alla Fondazione Cenci Bolognetti. Non è dato ancora oggi di sapere in quali mani quest’assegno sia conservato, poiché il nuovo Segretario Amministrativo Bordi dichiara esplicitamente di non aver avuto consegne alcune dall’ex Segretario Amministrativo Lizzi. I vertici apicali della Fondazione Cenci Bolognetti ed il loro legale da mesi hanno sempre confermato di non essere più disponibili a rinnovare il contratto di affitto per la Democrazia Cristiana , poiché ritenevano l’atteggiamento assunto dall’allora Segretario Amministrativo Armando Lizzi e dallo stesso Segretario Nazionale Pizza censurabile e non più affidabile. La DC ha perduto non solo la sede di grandissima valenza simbolica, ma anche l’onore. Leggo degli articoli su La Repubblica e sul Corriere della Sera e su Libero del 23 novembre 2010 riguardanti le polemiche dei partiti sui simboli.Per quanto riguarda la nota vicenda del simbolo Futuro e Libertà, simbolo utilizzato dai finiani e su quanto è stato fatto da “due sconosciuti operatori politici aderenti alla DC del Sottosegretario Pizza, che avevano depositato all’ufficio brevetti lo stemma prematuro di Futuro e Libertà” articolo del giornalista Filippo Ceccarelli, al sottoscritto preme sottolineare quanto segue. Il Segretario Nazionale Pizza, non ha alcun potere di sospendere sia pure in via provvisoria o cautelare, iscritti alla Democrazia Cristiana, perché tale compito spetta esclusivamente al verdetto dei Provi Viri. Ebbene i Probi Viri all’interno della DC non esistono perché non sono stati mai eletti e malgrado questa elezione è un atto statutario prioritario dopo la celebrazione dei congressi. Per quanto riguarda poi le dichiarazioni del Segretario Nazionale rilasciate alla giornalista Monica Guerzoni, per il Corriere della Sera, lo scrivente annota quanto segue: lo stesso sostiene che il simbolo appartiene a coloro che hanno fondato il Partito con atto notarile. Per quanto riguarda il simbolo della DC poiché è stato il giovane avvocato Giuseppe Alessi a disegnare il simbolo e a scrivere lo statuto della DC, nel lontano 1943, nel suo studio a Caltanissetta, via Cavour 19, se ne dovrebbe dedurre che il simbolo dovrebbe appartenere alla famiglia Alessi, poiché mio padre con atto notarile nel 1943 legittimò il simbolo e il nome. La verità di oggi è che il Procuratore Generale delle Sezioni riunite della Cassazione, presso cui pendeva il ricorso della Democrazia Cristiana, avverso la sentenza della corte di Appello di Roma, ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale presentato dalla Democrazia cristiana, sia quello incidentale presentato dal partito di cui Casini è il Presidente. A conti fatti e per essere realistici altro che essere prudenti e fiduciosi, come afferma il Segretario Nazionale Pizza, c’è da essere profondamente amareggiati, sconfortati e delusi: la causa è persa ed il simbolo sarà dunque contestato se la DC cercherà di utilizzarlo, anche perché la sentenza della Corte di Appello di Roma della primavera 2009 lo assegna di fatto all’UDC. A tutt’oggi la DC è senza simbolo e senza la sede storica di Piazza del Gesù e senza una linea politica e programmatica. E’ una DC silente e praticamente è ritornata per interessi poco chiari ad essere nuovamente congelata viva.
On. Alberto Alessi
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