Abbiamo inserito oggi, 14/01/2011.

Alessi a Pizza: Hai fatto più danni tu che tantentopoli > Colonna al centro.

Parola del Direttore: La svolta D.C. (?) > Colonna a sinistra, a metà circa.

Per chi vuole collaborare: dc.italia@alice.it


venerdì 31 dicembre 2010

Ricorsi e verità.



Dichiarato inammissibile il ricorso  in merito alla contestata titolarità del simbolo dello scudo crociato con la scritta Libertas. Pizza verso le dimissioni ?


Rigettando sia la domanda proposta dalla DC che quelle proposte dal Cdu, Udc e Ppi, la Cassazione ha finalmente permesso il passaggio in giudicato (e cioè non più appellabile) della pronuncia emessa dalla Corte di Appello di Roma in data 23 Marzo 2009 che in buona sostanza ha impedito l’uso esclusivo del simbolo a tutti i contendenti. Pizza dovrà prenderne atto in relazione alle sue reiterate  dichiarazioni di pronte dimissioni in caso di rigetto del ricorso in Cassazione.

Era nell’aria. Ma adesso è arrivata la conferma. Ci pensa La Repubblica del 31 dicembre 2010 a diffondere i dettagli, titolando come usano gli avvoltoi: “La Cassazione ha vietato l’uso del Simbolo (Lo Scudo Crociato) e del nome (La Dc) al Partito della Democrazia Cristiana rappresentato da Giuseppe Pizza.”.
La notizia però è tutto tranne che una notizia. Non solo perché inesatta. Ma anche e soprattutto perché la sentenza della Corte di Cassazione, proprio perchè rigetta le domande di tutti i contendenti,  non viene a mutare il quadro nel quale si sono svolte le relazioni tra questi, dal marzo 2009 ad oggi, in conseguenza della sentenza della Corte di appello di Roma n. 1359/09.
Vale la pena ricordare il passaggio chiave della decisione della Corte di appello, a pag. 31: “omissis… dalla conclusione ora adottata non discende, in via automatica, la legittimazione all’utilizzo del nome e del simbolo da parte del soggetto giuridico attualmente in giudizio come partito politico della Democrazia Cristiana facente capo a Giuseppe Pizza. Né, per le ragioni che saranno esposte poco oltre, per la legittimazione all’utilizzazione del simbolo da parte del Cdu.” Con particolare riferimento all’azione proposta dall’UDC, la richiamata sentenza è ancora più chiara, a pag. 37:-  “omissis…non potendo ritenersi che in forza degli accordi del 24 giugno 1995, e del 14 luglio 1995, sia legittimamente derivata al Cdu l’utilizzazione del  simbolo dello Scudo Crociato con la scritta Libertas per le ragioni esposte ai punti che precedono non può accogliersi la domanda dell’Udc che ha richiesto la condanna al risarcimento dei danni della controparte per illegittimo uso del proprio simbolo che afferma di aver adottato perché destinato a rappresentare una formazione politica nascente dall’accordo di tre associazioni e in cui lo Scudo Crociato è stato riportato in forza della partecipazione del Cdu agli accordi del 24 giugno 1995 e del 14 luglio 1995.”
La notizia invero sta nel passaggio in giudicato della dichiarazione della Corte di appello circa la inesistenza di alcuna continuità tra la D.C. di Pizza e quella abbandonata da Martinazzoli, Bianco e gli altri. Dichiarazione che ha conseguenze giuridiche ben precise.  E’ opportuno in proposito ricordare quanto si legge a pag. 33, cioè che  Peraltro lo stesso Partito politico della Democrazia Cristiana di Pizza ha…prospettato, in realtà, una continuità ideale certamente non coincidente con una continuità associativa giuridicamente rilevante….deve quindi dedursi l’insussistenza di una dimostrata continuità tra la «storica» Democrazia Cristiana, attiva con questa denominazione e con il noto simbolo dello scudo crociato con la scritta «Libertas» fino alla decisione di mutamento della denominazione del 18.01.1994 (non adottata secondo le previsioni statutarie), e il Partito della Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza. Conseguentemente non può ritenersi che l’uso del nome «Democrazia cristiana» e del simbolo con lo scudo crociato derivino da un’affermata continuità che, invece, sulla base degli esposti elementi, non risulta accertata”. La conseguenza sul piano giuridico è abbastanza chiara: se il Partito di Pizza non è la D.C. di Martinazzoli, oggi non può considerarsi nemmeno un Partito, perché non è nemmeno costituito come tale, avendo fatto fin oggi affidamento sull’atto costitutivo di un altro Partito. Conseguenza ampiamente anticipata sul piano organizzativo e politico dalla disastrosa gestione Pizza, che adesso attendiamo alla prova delle dimissioni, mentre un’altra D.C. prende sicura forma giuridica e politica con la regionalizzazione in corso.

mercoledì 29 dicembre 2010

Le alleanze di convenienza...Seconda Parte

Diffusa una lettera del dott. Pino Pizza, sottosegretario alla pubblica istruzione e segretario politico nazionale,  all'on. Alberto Alessi, suo vicario nel partito. Adesso è dibattito.
In attesa di una replica dell'interessato, interviene nel dibattito l'avv. Carmelo Cinnirella, componente dell'Ufficio Politico Nazionale.
Caro Segretario,
Non condivido nulla della Tua lettera “aperta” ad Alberto Alessi. Ti scrivo qui per quali ragioni.
1. Non mi è parso che sia un desiderio dell’on. Alessi sembrare autorevole e credibile, perché normalmente si desidera quel che non si ha. Sto seguendo Alessi passo per passo negli ultimi mesi nelle sue iniziative politiche.  Mi è sembrato che il suo unico desiderio sia quello di trovare uno sbocco all’impegno politico di una nuova generazione di politici che voglia ripartire dai principi sturziani e dalla grande testimonianza di virtù e capacità politica che ci ha lasciato Peppino Alessi.
2. Non ho mai assistito ad alcuna sua sclerotica azione di boicottaggio e ad alcuno volo pindarico. Mentre,  al congresso regionale siciliano che lo ha eletto segretario,  ho visto e sentito personalmente un segretario nazionale che ha tacciato come “quattro cani” Alessi, la mia persona e le oltre 100 persone provenienti da tutta la Sicilia per accoglierlo, danneggiando oggettivamente l’immagine di un partito che ha le sue radici nell’isola  e macchiando  lo stile e la coerenza della sua persona.
3. Non mi è parso che, nella presa di posizione di Alessi all’ultimo Consiglio nazionale, ci sia un invito a mutare alleanza politica, perché le alleanze si fanno primariamente in Parlamento, ove Ti ricordo non abbiamo alcuna rappresentanza e dunque non abbiamo alleanze, mentre il quadro delle alleanze locali è variopinto. Dalla proposta di Alessi di dare vita ad una delegazione che inizi una consultazione a 360 gradi con tutti i partiti vecchi e nuovi, chiunque avrebbe tratto lo spunto per costruire una prospettiva utile ad evitare le trappole che già, in sede regionale e provinciale, hanno umiliato la speranza di molti iscritti di avere una rappresentanza politica.                     
4. Non mi risulta che assumere una posizione diversa da quella del segretario nazionale valga a “screditare l’azione della Segreteria Nazionale e il ruolo del partito”; che debba comportare le dimissioni da una carica  e debba per forza essere seguita dalla costituzione di una minoranza impegnata correttamente a costruire le condizioni per diventare maggioranza. Queste cose lasciale dire a Berlusconi: gli riescono meglio!
5. Non mi è parso che sia Alessi ad arrampicarsi sugli specchi, ma altri che con una certa disinvoltura Ti hanno spinto alle conclusioni affrettate dalle quali è partita la Tua performance epistolare, che preferisco ritenere un Tuo volo nel campo dell’ironia per non ricavare di Te una immagine diversa da quella che coltivo. Credo che Tu sia rimasto l’unico a non esserTi accorto che il Popolo delle Libertà non esiste più. Occorre prenderne atto, come da tempo abbiamo preso atto che il Partito democratico è abortito.
6. Sarebbe il caso che Tu riflettessi più a lungo prima di affermare che “la Democrazia Cristiana, tutta, è impegnata nello snellimento e nell’adeguamento della sua struttura  organizzativa…dando un ruolo nuovo e di maggiore responsabilità alla periferia” e che fossi più cauto nel formulare l’auspicio che questi obiettivi possano essere raggiunti dal Consiglio Nazionale e, attraverso questo, dall’Assemblea degli iscritti. Con evidenza, infatti, Tu non hai dato ancora il giusto peso tanto alla riferitami esigua presenza di consiglieri nazionali all’ultima assise, quanto alla recente costituzione del Coordinamento dei segretari politici della democrazia cristiana di nove regioni, finalizzato a dare certezza giuridica e politica ad una democrazia cristiana che non ha più continuità giuridica e politica con quella del 1992: è la sentenza n. reg. 1305/2009 della Corte di appello di Roma che parla chiaro sotto il profilo giuridico; mentre,  sul versante politico, è emblematica la Tua scelta di non presentare le liste in gran parte del territorio nazionale nelle ultime competizioni locali (in Sicilia: nelle regionali e nelle provinciali).
Mi chiedo e Ti chiedo alcune risposte, infine, caro segretario. 
Possibile che non Ti rendi conto che esternazioni come la lettera aperta ad Alessi ridicolizzano il rapporto, ben più importante di quello con il cavaliere, dei dirigenti democristiani con i cittadini?.
Possibile che non Ti rendi conto che il ruolo di Segretario del quale Ti ha investito l’Assemblea degli iscritti, oltre ad essere dichiarato pubblicamente, va rivestito con l’azione che ad esso è connessa, appunto quella politica?

Fino a quando potrai abusare dell’atteggiamento mite e dialogante che molti democristiani, in particolare quelli  siciliani,  Ti hanno riservato finora?
Cordialmente.
Carmelo Cinnirella



sabato 18 dicembre 2010

Le alleanze di convenienza...Prima Parte


Se hanno ancora un minimo di decoro e dignità, i democristiani devono ridiventare quelli che erano un tempo: “liberi e forti” e devono cercare alleanze con altre forze politiche non per vile interesse personale.

Una nota del Vice Segretario Politico Nazionale Vicario sulla stucchevole propaganda del sito bulgaro...

Democrazia Cristiana se ci sei batti un colpo.
Continua la stucchevole propaganda nel sito della Democrazia Cristiana sulla assoluta e indefessa fedeltà del popolo democristiano verso il Presidente Berlusconi: radiocronista: Nicola Di Monaco.Non vi è mai un limite alle debolezze della carne, in assenza della forza dello spirito. A rafforzamento di tale sodale fedeltà, il sito democristiano afferma che sarebbe stato l’intero Consiglio Nazionale, tempi or sono a consacrare tale assunto: nulla di più falso.Il Consiglio Nazionale deliberò la sua attenta e prudente alleanza con il Polo della libertà e non con Berlusconi o Fini o latro leader della Pdl.Ora il Polo delle Libertà è tramontato ed al suo posto vi è una nuova composizione: Lega, Forza Italia e “resti di ogni specie e genere”.Vi è da sottolineare per la verità dei fatti che il rapporto con la Pdl nacque ed ebbe come protagonisti: Alessi, Di Vuolo, Grippo e Moretti. Il Segretario Nazionale Pizza si era imboscato ed era tatticamente contrario a qualsiasi accordo con la Pdl; lo stesso allora tentava di flirtare con il sordo Casini. Il Segretario Nazionale Pizza solennemente e continuamente declamava :” non venderò mai lo scudocrociato a Berlusconi”. Ma nominato misteriosamente Sottosegretario nel governo Berlusconi il Sottosegretario Pizza cambia immantinente parere, direzione e religione ed acriticamente e solertemente si trasforma nel più ossequioso scudiero di Berlusconi. Io penso che tutto ciò politicamente sia molto penoso perché Berlusconi tratta da servitori quelli che con lo stesso si comportano come tali, e da interlocutori a chi si comporta da interlocutore e a chi ha rispetto di se stesso. Vi è da sottolineare che solo una nuova risoluzione del Consiglio Nazionale potrebbe sancire un’alleanza specificatamente con il Presidente Berlusconi che sino ad oggi, però palesemente ha mostrato una fastidiosa allergia e compunto disinteresse per la DC, infatti non si è curato di spedire neanche un biglietto di auguri per i congressisti democristiani riuniti nei lavori del congresso nazionale svolto molti mesi or sono a Roma. I democristiani, se hanno ancora un minimo di decoro e dignità, devono ridiventare quelli che erano un tempo: “liberi e forti” e devono cercare alleanze con altre forze politiche non per vile interesse personale, non chiedendo l’elemosina, ma soprattutto perché sono ritenuti validi interlocutori per le loro idee e programmi e dopo per il loro consenso elettorale, piccolo o grande che sia; altrimenti se si continua così povera Democrazia Cristiana: in che mani sei caduta. Alberto Alessi

mercoledì 24 novembre 2010

Un partito senza sede e senza simbolo.

La DC ha perduto non solo la sede,  di grandissima valenza simbolica, ma anche l’onore.

Una nota del Vice Segretario Politico Nazionale Vicario sulla situazione drammatica del Partito.

Cari amici
Giorni or sono sono stati posti i sigilli nella sede storica della Democrazia Cristiana di Piazza del Gesù, n° 46, interno 1 ed è stata cambiata la serratura della porta di ingresso dell’appartamento, poiché da anni non è stato pagato il dovuto affitto alla Fondazione Cenci Bolognetti e malgrado tutte le assicurazioni date pubblicamente dall’ex Segretario Amministrativo Armando Lizzi, anche al Presidente del Consiglio Nazionale, Avv. Nasti, oltre che a tutti i componenti della Direzione e del Consiglio Nazionale, che “tutto era a posto”: evidentemente tutto era a posto e niente era in ordine. Lo stesso Segretario Nazionale Pizza ieraticamente aveva proclamato davanti a tutta la Direzione del Partito che “ tutto si poteva perdere, anche l’onore, ma la sede di Piazza del Gesù mai!”, tra gli applausi fragorosi dei Componenti la Direzione Nazionale del Partito, che gli avevano creduto: io ed altri autorevoli storici esponenti di meno. Ma c’è ancor di più: nella ultima assemblea della Direzione Nazionale, dopo che lo scrivente aveva denunziato che nelle casse del partito presso il conto corrente della BNL intestato alla Democrazia Cristiana, vi fosse appena un attivo di 39 euro, il Segretario Nazionale Pizza rispose che tutto ciò era vero perché era stato compilato un assegno di  € 168.000,00 intestato alla Fondazione Cenci Bolognetti. Non è dato ancora oggi di sapere in quali mani quest’assegno sia conservato, poiché il nuovo Segretario Amministrativo Bordi dichiara esplicitamente di non aver avuto consegne alcune dall’ex Segretario Amministrativo Lizzi. I vertici apicali della Fondazione Cenci Bolognetti ed il loro legale da mesi hanno sempre confermato di non essere più disponibili a rinnovare il contratto di affitto per la Democrazia Cristiana, poiché ritenevano l’atteggiamento assunto dall’allora Segretario Amministrativo Armando Lizzi e dallo stesso Segretario Nazionale Pizza censurabile e non più affidabile. La DC ha perduto non solo la sede di grandissima valenza simbolica, ma anche l’onore. Leggo degli articoli su La Repubblica e sul Corriere della Sera e su Libero del 23 novembre 2010 riguardanti le polemiche dei partiti sui simboli.Per quanto riguarda la nota vicenda del simbolo Futuro e Libertà, simbolo utilizzato dai finiani e su quanto è stato fatto da “due sconosciuti operatori politici aderenti alla DC del Sottosegretario Pizza, che avevano depositato all’ufficio brevetti lo stemma prematuro di Futuro e Libertà” articolo del giornalista Filippo Ceccarelli, al sottoscritto preme sottolineare quanto segue. Il Segretario Nazionale Pizza, non ha alcun potere di sospendere sia pure in via provvisoria o cautelare, iscritti alla Democrazia Cristiana, perché tale compito spetta esclusivamente al verdetto dei Provi Viri. Ebbene i Probi Viri all’interno della DC non esistono perché non sono stati mai eletti e malgrado questa elezione è un atto statutario prioritario dopo la celebrazione dei congressi. Per quanto riguarda poi le dichiarazioni del Segretario Nazionale rilasciate alla giornalista Monica Guerzoni, per il Corriere della Sera, lo scrivente annota quanto segue: lo stesso sostiene che il simbolo appartiene a coloro che hanno fondato il Partito con atto notarile. Per quanto riguarda il simbolo della DC poiché è stato il giovane avvocato Giuseppe Alessi a disegnare il simbolo e a scrivere lo statuto della DC, nel lontano 1943, nel suo studio a Caltanissetta, via Cavour 19, se ne dovrebbe dedurre che il simbolo dovrebbe appartenere alla famiglia Alessi, poiché mio padre  con atto notarile nel 1943 legittimò il simbolo e il nome. La verità di oggi è che il Procuratore Generale delle Sezioni riunite della Cassazione, presso cui pendeva il ricorso della Democrazia Cristiana, avverso la sentenza della corte di Appello di Roma, ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale presentato dalla Democrazia cristiana, sia quello incidentale presentato dal partito di cui Casini è il Presidente. A conti fatti e per essere realistici altro che essere prudenti e fiduciosi, come afferma il Segretario Nazionale Pizza, c’è da essere profondamente amareggiati,  sconfortati e delusi: la causa è persa ed il simbolo sarà dunque contestato se la DC cercherà di utilizzarlo, anche perché la sentenza della Corte di Appello di Roma della primavera 2009 lo assegna di fatto all’UDC. A tutt’oggi la DC è senza simbolo e senza la sede storica di Piazza del Gesù e senza una linea politica e programmatica. E’ una DC silente e praticamente è ritornata per interessi poco chiari  ad essere nuovamente congelata viva.
On. Alberto Alessi 

domenica 10 ottobre 2010

A vari propositi

Il Vice Segretario Politico Vicario Nazionale, nonchè Segretario Politico  Regionale in Sicilia, On. Alberto Alessi ,  scrive ai vertici nazionali del Partito.


Roma 09.10.10
Al Presidente del Consiglio Nazionale Avv. Nasti - Al Segretario Nazionale dott. Giuseppe Pizza - Al Segretario Organizzativo dott. Raffaele Pizza - Ai componenti della Direzione Nazionale


Ritengo opportuno fare alcune annotazioni.

La prima. In una precedente mia lettera ho denunziato due fatti che ritengo di rilevante gravità. Il primo: chiedo chiarezza esplicita da parte del Segretario Nazionale sulle intimidazioni che mi sono state fatte da Ninni Pisano, componente della Direzione Nazionale. Se il Segretario Nazionale non darà riscontro alla mia richiesta sarò costretto a rivolgermi in altre sedi opportunamente delegate a tutelare i diritti del cittadino. Secondo: ho dichiarato di essere in possesso di numerose dichiarazioni di presunti tesserati siciliani alla Democrazia Cristiana, che non hanno mai sottoscritto alcuna adesione né hanno pagato mai alcuna quota. Ho chiesto al Presidente Nasti di aprire un’inchiesta interna e di verificare la regolarità di tutto il tesseramento effettuato in Sicilia. Non può sfuggirVi l’importanza di tale mia richiesta poiché i dati in mio possesso sono eclatanti. Anche in questo caso se il Presidente Nasti non provvederà ad una soddisfacente risposta mi vedrò costretto ad utilizzare altre vie per garantire la legalità del tesseramento siciliano. La seconda. Il nuovo Segretario Amministrativo, dott. Bordi, mi ha comunicato con estrema franchezza di non essere in possesso di alcuna documentazione riguardante l’attività amministrativa del partito e di non aver avuto alcuna consegna e che lo stesso non è in grado di fornire esaurienti risposte ad eventuali quesiti che intendo sottoporgli. Anche questa situazione è assolutamente anomala e fotografa come il partito sia gestito a volte in modo cialtronesco e approssimativo. La terza. Intendo informarVi che a brevissima scadenza perderemo la sede di piazza del Gesù, con un danno irreparabile per il decoro e la dignità del partito stesso poiché tale sfratto avviene in modo doloroso. Sento, infine, il dovere di comunicare che il 17 del c.m. in Sicilia sarà costituito il partito della DC siciliana legata al nome del Sen. Giuseppe Alessi, tante volte citato e altrettante volte utilizzato dal Segretario Nazionale Pizza. Naturalmente questa ulteriore mia iniziativa che trova la solidarietà di tanti dirigenti siciliani e di tanti iscritti sarà tema di discussione per il prossimo Consiglio Nazionale. A chi professa l’inutilità dei miei scritti, poiché nessuno mi darebbe conto, devo rispondere che non solo decine di ex parlamentari DC ed autorevolissimi Senatori, ma anche parte di parlamentari della maggioranza e della minoranza, non solo siciliani, mi hanno scritto e telefonato manifestando la loro sincera solidarietà. Con ogni riguardo, On. Alberto Alessi

giovedì 30 settembre 2010

A proposito della sede nazionale e degli addetti.

Il Vice Segretario Politico Vicario Nazionale, nonchè Segretario Politico  Regionale in Sicilia, On. Alberto Alessi ,  scrive ai vertici nazionali del Partito.

Roma 29.09.2010

Ill.mo Avv. Nasti - Presidente del Consiglio Nazionale e p.c. Illustre Segretario Nazionale - Dott. Pino Pizza  - Illustre Segretario Organizzativo Nazionale - Dott. Lino Pizza

Con la presente mi preme informarVi di quanto segue: in data 28 settembre c.a. si sono presentati presso la sede della Democrazia Cristiana, a Piazza del Gesù n.46, interno 1, l’ufficiale giudiziario, l’Avv. De Dominicis e la dott.ssa Silvestri della Fondazione Cenci Bolognetti. Nella sede di Piazza del Gesù erano presenti anche il sig. Romolo de Bianchi, la sig.ra Gabriella Martinelli e il Prof. Pellegrino Leo. La visita dell’ufficiale giudiziario era diretta “ a buttare fuori” la Democrazia Cristiana, poiché a detta dello stesso Avv. De Dominicis non uno degli impegni assunti e delle promesse fatte dall’allora Segretario Amministrativo dott. Armando Lizzi erano stati onorati. Solo le preghiere e le istanze dei Sigg. Gabriella Martinelli, Romolo de Bianchi e Pellegrino Leo hanno indotto l’ufficiale giudiziario a rinviare il tutto nell’ultima data del 15 ottobre 2010. Alla domanda posta all’Avv. De Dominicis se pagando l’importo dovuto vi fosse qualche possibilità di sanare l’incresciosa situazione, lo stesso causticamente ha risposto: “ve ne dovete andare assolutamente. Non intendiamo più trattare con il partito della Democrazia Cristiana”. Il presidente Nasti durante la riunione della precedente Direzione Nazionale, alla domanda se potevano esserci preoccupazioni riguardo la sede della DC aveva dichiarato che tutto era a posto: evidentemente era stato male informato. Voi capirete come sia gravissimo perdere la sede storica di piazza del Gesù e quale danno irrimediabile ciò arrechi. Ritengo che sia necessario e urgente convocare una riunione per verificare se esista qualche possibilità che convinca i vertici apicali della fondazione Cenci Bolognetti a fare un passo indietro. Per passare ad altro argomento: ho richiesto ai sigg. Martinelli e De Bianchi di fornirmi l’originale o relative fotocopie dei volumi sottoscritti dai componenti dell’ufficio politico della Democrazia Cristiana e anche da me, perché avevo bisogno di consultare alcuni dati, volumi contenenti tutti gli iscritti della Democrazia Cristiana. Ho anche richiesto l’elenco dei consiglieri nazionali e relativi loro indirizzi e gli elenchi dei componenti della direzione nazionale e loro indirizzi. Gli stessi laconicamente mi hanno risposto di non averne mai disposto. La sede naturale dove tale documentazione deve trovarsi è Piazza del Gesù e dunque Vi chiedo urgentemente che questa sia riportata nel suo luogo legittimo. Sono anche a conoscenza che il nuovo Segretario Amministrativo dott. Bordi, non ha ricevuto da parte del dott. Armando Lizzi ex Segretario Amministrativo, le dovute consegne e cioè i bilanci, la documentazione relativa ai rapporti bancari etc. etc. e dunque lo stesso Segretario Amministrativo è tanquam non esset. Evidentemente il dott. Bordi non si rende conto delle responsabilità che si è assunto nel momento in cui è stato chiamato a tale delicato incarico. Vi prego di dare riscontro per iscritto alla presente.  Con ogni riguardo. On. Alberto Alessi

domenica 26 settembre 2010

A proposito dell'ultima seduta di Direzione Nazionale


Il Vice Segretario Politico Vicario Nazionale, nonchè Segretario Politico  Regionale in Sicilia, On. Alberto Alessi ,  scrive al Presidente del Consiglio Nazionale in carica.


Avv. Nasti, 
nell’ultima riunione della Direzione Nazionale del 24 settembre c.a., sono maturate decisioni che vanno attentamente squadernate e ci sono stati interventi che vanno approfonditi e valutati. Primo argomento: il componente della Direzione Nazionale, Ninni Pisano, tra le righe della sua appassionata riflessione, ha confermato la sua eterna amicizia verso il Sen. Cuffaro (e tutto ciò gli fa onore). Tale sua asserzione è però in netta contraddizione con il fatto che lo stesso “ho dovuto abbandonare un amico e il partito” del quale il Sen. Cuffaro è la massima espressione, UDC,  e del quale lo stesso Pisano era noto dirigente, nel momento più infelice e delicato dell’attività politica del Sen. Cuffaro. Mi chiedo e vi chiedo se è da ritenersi che il Sen. Cuffaro abbia dato il proprio consenso e benedizione che ha prodotto tanta sofferenza all’operazione sopra descritta. Lo stesso Ninni Pisano ha aggiunto che avrebbe, in occasione di una lontanissima campagna elettorale svolta in Sicilia e nella quale io ero candidato alla Camera dei Deputati, introdotto a casa mia elettori “di peso”, appartenenti alla antica matrice siciliana di coloro che sostituiscono ciò che dovrebbe essere con ciò che è e per confermare il tutto ha dettagliatamente descritto la circostanza che io abbia allietato e condito l’incontro esibendomi al pianoforte: non comprendo come io abbia potuto mescolare il sacro con il profano! Poiché la mia casa palermitana ha avuto sempre la porta aperta a coloro che facevano richiesta di frequentarla e poiché è noto urbi et orbi che io ho combattuto la mafia in Sicilia, iniziando da Ciancimino e sino ai giorni nostri e pagando prezzi altissimi come la sospensione dal partito per ben 17 anni, chiedo che Ninni Pisano, senza usufruire e utilizzare un certo simbolico linguaggio siciliano - che tra le righe è quasi sempre intimidatorio -  di fare espressamente e pubblicamente nomi e cognomi di tali personaggi, di dichiarare quali patti furono assunti quando come e perché e se erano compatibili con l’etica e la legge, in modo che se ci furono atti conseguenti censurabili possano da me essere immediatamente denunziati nelle sedi competenti, in modo che emergano le responsabilità di colui che organizzò l’incontro e della mia stessa persona che avrebbe permesso tale inquietante inciucio, contrario ai principi della mia vita politica, familiare e personale. Dichiaro tutto ciò perché sono a conoscenza che contro la mia persona in Sicilia si preparano altri atti intimidatori finalizzati a frenare la mia attività politica. Secondo argomento: ho denunziato di essere in possesso di dichiarazioni scritte e sottoscritte di numerosi presunti iscritti alla DC in Sicilia, con le quali gli stessi inoppugnabilmente sottoscrivono non solo di non aver firmato alcuna adesione, non solo di aver pagato alcuna quota, ma di non aver intenzione di aderire alla DC. La osservazione del Segretario Nazionale che “tale procedura, purtroppo, è sempre avvenuta nella DC in passato”, non giustifica, al contrario aggrava la situazione. Chiedoufficialmente al Presidente Nasti, che mi legge, e garante della legalità e dell’applicazione dello Statuto, che apra un inchiesta sul tesseramento in Sicilia per verificare l’attendibilità delle iscrizioni. Allo stesso Presidente Nasti, nonché autorevole avvocato, chiedo di fornirmi fotocopie delle domande di adesione degli iscritti o in alternativa dove sono fisicamente consultabili, in modo da verificare l’attendibilità delle dichiarazioni delle quali sono già in possesso e di conoscere anche chi ha effettuato i dovuti versamenti. Non può sfuggire alle S.V. l’importanza di tale mia legittima richiesta, anche perché legate alle misteriose vicende degli ultimi due Congressi regionali, che hanno visto durante i lavori della Direzione del 24 settembre 2010 e senza che i componenti della stessa Direzione abbiano avuto il tempo di studiare la puntuale relazione dell’Avv.Carmelo Cinnirella (anch'egli componente della Direzione Nazionale) nonché la documentazione ad essa allegata, e perciò non abbiano avuto il tempo di maturare una loro opinione, fare prevalere, con una votazione, la tesi che il legittimo congresso fosse quello che ha eletto Segretario regionale Ninni Pisano e non chi Vi scrive. Al Presidente Nasti chiedo che sia inviata una raccomandata a tutti gli iscritti siciliani alla Democrazia Cristiana pregandoli di confermare per iscritto la loro adesione. Il Segretario Politico Nazionale ha annotato che una eventuale querela di parte ha un termine di 90 giorni; mi permetto correggerlo perché, in tale caso, non c’è querela che ha termini di scadenza perché il possibile reato è quello di truffa, interesse privato e di associazione a.....Terzo argomento: si è stabilito che coloro che hanno assunto incarichi istituzionali o attinenti l’attività governativa, devono astenersi per motivi di trasparenza e per garanzia non solo del Partito, ma di chi lo rappresenta ai vertici apicali dal praticare ed operare attivamente ed esporsi pubblicamente con azioni ed iniziative ed interventi partitici. Marco Romano che ricopre una carica delicatissima all’interno del Ministero dell’Istruzione, di fatto continua a gestire il partito della DC in Sicilia, forte, anche della sua posizione all’interno del Ministero dell’istruzione, affermando in ogni angolo della Sicilia che chi è vicino ad Alessi è contro Pizza ed affermando altresì che Alessi non è il Vice Segretario Vicario - questione correttamente e platealmente smentita dallo stesso Segretario nazionale nell’ultima Direzione Nazionale - e che, in sintesi, Alessi è niente mischiato col nulla. Ritengo che il Presidente del Consiglio Nazionale debba intervenire urgentemente per porre fine a questa indecente vicenda che offende la storia, il decoro e la dignità della DC siciliana dove hanno operato e testimoniato uomini come Don Luigi Sturzo, Giuseppe Alessi, Aldisio, Scelba etc. etc., che sono distinti e distanti dalle posizioni politiche, partitiche e culturali di Marco Romano. Quarto argomento: l’uso del sito della Democrazia Cristiana. Quando il sito fu amabilmente dichiarato rumeno, non si era lontano dal vero. E’ veramente indecente che il responsabile del sito, Nicola di Monaco, decida in solitudine chi ha diritto e chi no, utilizzando un criterio talebano. non ci esonera dalla protesta il fatto che il sito del Partito in Sicilia è attualmente  il più seguito. Chiedo al Presidente Nasti che tale mia lettera sia pubblicata nel sito nazionale della Democrazia Cristiana; chiedo il ripristino della legalità nell’uso del sito perché sia difeso e possa essere liberamente esercitato non solo il diritto di un co-fondatore della DC qual è il sottoscritto, ma anche il diritto di ogni democristiano di utilizzare tale strumento di comunicazione. Con ogni riguardo,  Alberto Alessi